Gastronomia a 12mila metri: i dati sul mangiare in aereo

Il cibo in aereo è un argomento che da sempre suscita interesse e curiosità nel grande pubblico. Certe misure e fenomeni di sicurezza possono essere scioccanti per chi non sa cucinare, mangiare e bere a 12.000 metri di altitudine.

 

In primo luogo, il modo in cui le pietanze e le bevande vengono riscaldate sugli aerei commerciali non richiede l’utilizzo di sistemi di combustione altamente pericolosi in cabina. Come si insegna in ogni scuola hostess di volo, gli aerei sono dotati di forni a convezione che consentono di servire cibi caldi e liquidi, anche se alcune compagnie aeree hanno politiche restrittive al riguardo e offrono ai passeggeri solo stuzzichini e spuntini freddi.

 

Per motivi di sicurezza, i membri della cabina di pilotaggio consumano menu basati su cibi diversi da quelli serviti ai passeggeri. Perché si fa in questo modo? Se si verifica un problema con una spedizione di prodotti alimentari, i maggiori responsabili del pilotaggio dell’aereo non ne risentiranno. Per ragioni simili, il pilota e il copilota si coordinano per consumare piatti e bevande diversi.

 

I nutrizionisti consigliano di consumare due litri e mezzo di acqua al giorno, ma è probabile che questa quantità aumenti sugli aerei. Ed è che l’umidità in cabina è inferiore al normale, un fattore che accelera la disidratazione e potenzia gli effetti della caffeina, della teina o dell’alcool a bordo. Pertanto, non è consigliabile moderare o evitare queste bevande durante il volo. Sono invece graditi tè e bevande analcoliche senza stimolanti.

 

Un’altra delle curiosità del cibo nei voli è la perdita temporanea e il deterioramento subiti dal gusto e dall’olfatto umano. I ricercatori del Fraunhofer Institute for Building Physics hanno stabilito che il sale e lo zucchero vengono percepiti fino al 20% in meno durante il viaggio nell’aria, a causa della bassa umidità e dell’altitudine.